sabato 12 maggio 2007

Oedipus rex

"No, mia Giocasta, sai anche tu che è troppo tardi
per tornare sui propri passi... Lasciami vivere
col mio rimorso, non toccare queste mani che meritano
di essere legate in eterno alle porte dell'Ade!
Lasciami andar via, non ti avvicinare, non fare
che la colpa che già mi dilania dentro perseguiti
anche te, donna, che subisti in vita dall'uomo
che più pensavi di amare! Ma cos'è l'amore,
ora che tutto intorno a mesi fa indistinguibile tenebra?
Guardami, donna, guarda il tuo Edipo trascinar
dietro di sè gli ultimi affannosi rimpianti,
e quelle catene insanguinate che da anni, ormai,
mi privano della libertà... Guarda il tuo re
nelle vesti di uno schiavo, e soffri almeno tu per la sorte
di Edipo, soffri almeno tu per un uomo cieco
fin dalla nascita, versa almeno tu una lacrima
per colui che fino all'ultimo cercò invano di cavalcare i venti...
Ora son qui, scaraventato nel fango di chi ancora
ha la forza di commiserarmi... Quei venti nei quali
confidavo mi hanno tradito, le parole, un tempo
credute da me false, si son rivelate vere:
"Eccolo" gridano "Ecco il nostro re! Ecco la nostra infame condanna!"
Lascia pure, o mia Giocasta, che urlinofra terra e cielo la loro ira...
...mentre a me, che non vedevo allora e che mai vedrò,
mi sia almeno concesso di sognare quella luce tanto sperata...
"Addio Edipo, re del tuo dolore, re di nulla!"